7 Luglio 2016
VIGNETI DI CARTA DALLA SICILIA ALLA MARCA

 Faccendieri arrivano nel trevigiano per proporre affitti di vigneti del sud
VIGNETI DI CARTA DALLA SICILIA ALLA MARCA
Feltrin: “Sfruttano un vuoto normativo che si ritorcerà contro il nostro territorio”. Coldiretti lancia un appello alle autorità competenti ”

“Elusione alla norma? Forse solo lo sfruttamento di un vuoto normativo che lascia spazio ai furbetti di mettere in moto meccanismi poco virtuosi e soprattutto a danno della collettività”. Coldiretti di Treviso non ha mezzi termini su quello che sta succedendo in merito alla vicenda che definisce “vigneti di carta”. La fine dell’era dei diritti di impianto dei vigneti, fino all’anno scorso normata a livello comunitario, ha aperto scenari diversi. Oggi il sistema per mettere a dimora dei nuovi vigneti fa riferimento a un nuovo sistema di autorizzazioni, entrato in vigore dal primo gennaio, rilasciate da parte del Mipaaf. La nuova normativa ha sancito che le autorizzazioni non possono essere oggetto di compravendita, a differenza di quanto avveniva prima con i diritti al reimpianto. Per aggirare questo divieto si sfrutta un vuoto normativo con un  sistema che permette anche al viticoltore di dichiarare un espianto in un terreno per poter reimpiantare in un altro. “L’inghippo sta qui – denuncia il direttore di Coldiretti di Treviso, Antonio Maria Ciri – dei faccendieri arrivano nella Marca proponendo l’affitto di vigneti in Sud Italia, in particolare Sicilia. Una volta affittati propongono anche di mettere in piedi tutto il procedimento per spiantare i vigneti affittati e ottenere così il diritto a reimpiantarli nelle proprietà trevigiane e venete”. Spesso le forme contrattuali proposte sono al limite della regolarità, ad esempio  i contraenti non si conoscono neppure. Un vuoto nella norma ha dato vita a questo commercio al limite della legalità: “Tutti condividiamo la necessità che la crescita del patrimonio viticolo di casa nostra deve essere controllato e non degno del far west – aggiunge Walter Feltrin, presidente di Coldiretti Treviso – La stessa sostenibilità ambientale che tutti pratichiamo con cura e rispetto della biodiversità va tutelata. Lasciare spazio a queste furberie alla fine si ritorcerà contro il sistema. Per questo abbiamo deciso di intervenire chiedendo ausilio alle autorità competenti affinchè valutino la liceità di questi comportamenti e in primis intervengano affinchè non si impoverisca un’area del Paese portando al collasso un’altra”. Per arginare il fenomeno sarebbe sufficiente introdurrre un limite massimo di superficie annua che può essere “importata” da un’altra regione, ad esempio un ettaro all’anno per impresa. Il Ministero delle politiche agricole, intanto, ha diffuso una proiezione circa le autorizzazioni. La provincia italiana nella quale sono state presentate il maggior numero di nuove autorizzazioni è proprio Treviso con 1613 domande per un totale di superficie richiesta pari a 8567 ettari. Primato come regione per il Veneto con 34.837 nuove autorizzazioni seguita da friuli (10.962), Sicilia (4739), Emilia Romagna (4608) e Puglia (4065).