A Verona la mobilitazione di Coldiretti con Moncalvo, Martina e Zaia
IN 2500 TREVIGIANI CONTRO L'EMBARGO RUSSO E PER LA NUOVA COLDIRETTI
Feltrin: "I nostri produttori penalizzati e copiati in tutto il mondo"
"Il radicchio di Treviso falso negli Stati Uniti c'è e anche in Olanda, Australia, Germania e perfino in Italia". Parola di Paolo Manzan, l'orticoltore di Coldiretti Treviso, attuale presidente del Consorzio di tutela del radicchio rosso di Treviso Igp, che stamane è salito sul palco del Cattolica Center di Verona nel corso della mobilitazione contro l'embargo russo che ha visto, tra gli altri, la presenza del presidente nazionale Roberto Moncalvo, del ministro all'agricoltura, Maurizio Martina e del presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia. La più alta rappresentanza di imprenditori agricoli è giunta proprio dalla Marca trevigiana. Con in testa Walter Feltrin e Antonio Maria Ciri, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Treviso, sono arrivati nel capoluogo scaligero per prendere parte alla mobilitazione ben 2500 soci della Coldiretti trevigiana dei 10 mila della grande Coldiretti del Veneto.
"Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia ha provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il Parmesan tutti rigorosamente realizzati in Russia. Per non parlare del danno diretto ai nostri produttori trevigiani di vino, latte e ortofrutta per decine di milioni di euro all'anno - spiega Walter Feltrin, presidente di Coldiretti Treviso - Il primo bilancio sull’impatto dell’embargo russo sul sistema agroalimentare italiano, a due anni dall’avvio del blocco stilato dalla Coldiretti, è drammatico e lo scenario vista la decisione del presidente russo, Vladimir Putin, di prolungare l’embargo imposto sui beni alimentari fino al 31 dicembre del 2017, è ancor più preoccupante".
Per Coldiretti Treviso sempre in primo piano anche la battaglia sull'etichettatura obbligatoria. In tal senso si è schierato lo stesso presidente Luca Zaia: "Chi non vuole l'etichettatura obbligatoria è chi ha paura di confrontarsi. I prodotti veneti e italiani questa paura non ce l'hanno".
"Alla crescente domanda di prodotti agroalimentari italiani la Russia - sottolinea Antonio Maria Ciri, direttore di Coldiretti Treviso - sta rispondendo con un potenziamento dell’industria alimentare locale e nuovi investimenti sono stati realizzati per aumentare la produzione di formaggi, che è già cresciuta del 20 per cento negli Urali Centrali, ma sono previsti nuovi caseifici nella regione Sverdlovsk per coprire fabbisogni di formaggi duri e molli, dalla mozzarella al parmigiano. Nella stessa regione è in fase di sviluppo, con nuovi grandi macelli per maiali, anche l’industria della carne e dei salumi".
“Russkiy Parmesan” viene prodotto insieme al gorgonzola a 60 chilometri da Mosca nel villaggio di Dubrovskoe, ma nelle principali catene del Paese - informa la Coldiretti – sono in vendita con nomi italiani mozzarella, ricotta, mascarpone, robiola Made in Russia, ma anche diversi tipi di salame Milano (миланская), di mozzarelle “ciliegine”, di scamorze (скaморЦa), insalata toscana (Тоскана) Buona Italia e pizza Sono Bello Quatro formaggi con tanto di errore grammaticale ma anche il prosecco della Crimea.
"A far proliferare la presenza del falso Made in Italy non è stata però solo l’industria russa ma – aggiunge il presidente Feltrin - anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le esportazioni dei cibi italiani taroccati. Nei supermercati russi è possibile infatti trovare scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina".
In effetti – rileva la Coldiretti - alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. Il rischio riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, rischia di essere frenata per la mancanza degli ingredienti principali. In alcuni casi i piatti sono spariti dai menu mentre in altri sono stati sostituiti da tarocchi locali o esteri senza però che ci sia nella stragrande maggioranza dei ristoranti una chiara indicazione nei menu.
Un danno anche per l’economia russa che priva i suoi cittadini di alimenti di qualità particolarmente apprezzati come dimostra il fatto che i turisti russi in Italia sono i più appassionati del cibo Made in Italy che acquistano con una percentuale dell’87%, la più alta tra i diversi paesi, secondo le elaborazioni Coldiretti sullo studio “In viaggio attraverso l’Italia”.
“Come spesso accade, la guerra e le sue conseguenze uccidono il commercio ‘buono’ e fanno proliferare quello ‘cattivo’ e c’è il rischio che per l’export agroalimentare Made in Italy nel Paese di Putin si possa giungere ad un punto di non ritorno con la perdita definitiva degli spazi commerciali dopo anni di intensa crescita”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il rischio è che una volta perso lo spazio sugli scaffali sarà difficile recuperarlo, anche se le tensioni politiche saranno separate e l’embargo eliminato, perché i rapporti commerciali si consolidano e i consumatori russi potrebbero fare scelte patriottiche e non volere più il Made in Italy sulle loro tavole”.
IL FALSO MADE IN ITALY PRODOTTO IN RUSSIA
· Russkiy Parmesan
· Insalata “Buona Italia
· Mortadella Milano
· Salame Italia
· Robiola
· Mozzarella
· Ricotta
· Mascarpone
· Prosecco
Fonte: Elaborazioni Coldiretti