4 Giugno 2014
ETICHETTA CIBI

ELEZIONI: COLDIRETTI,  IN  EUROPA IL 50% DELLA SPESA E’ ANONIMA

Oltre la metà della spesa degli italiani è anonima per colpa delle contraddittoria normativa comunitaria che obbliga ad indicare la provenienza nelle etichette per la carne bovina, ma non per quella suina o per i prosciutti, per l’ortofrutta fresca, ma non per quella trasformata, per le uova ma non per i formaggi,  per il miele ma non per il latte. E’ quanto denuncia la Coldiretti che ha aperto l’esposizione “Con trucchi ed inganni l'Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani" al maxi raduno con diecimila agricoltori dalle diverse regioni a MICO - Fiera Milano Congressi con il Presidente nazionale Roberto Moncalvo. “Il risultato è un flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno dall’estero attraversano le frontiere e che servono a riempiere barattoli, scatole e bottiglie da vendere sul mercato come Made in Italy”, denuncia il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle”. Al danno per i consumatori – continua la Coldiretti - si aggiunge la beffa perché pensando di acquistare prodotti italiani finiscono nel carrello alimenti stranieri maggiormente rischiosi dal punto di vista della sicurezza alimentare come dimostra il fatto che ben l’82 per cento degli allarmi alimentari che si sono verificati in Italia nel 2013 sono stati provocati da prodotti a basso costo provenienti dall’estero secondo il sistema di allerta rapida RASSF. In Europa le emergenze alimentari dovute alle sofisticazioni - sottolinea la Coldiretti - sono costate solo in Italia almeno 5 miliardi negli ultimi quindici anni, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina al grano canadese contaminato dall’ocratossina fino alla carne di maiale irlandese alla diossina che è stata trovata nei mangimi e negli allevamenti in Germania. Eppure si procede con estrema lentezza, anche per effetto della pressione delle lobby, con il Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, approvato nel novembre 2011 che, dopo 46 mesi di discussione, è entrato in vigore il 17 dicembre 2013 per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili, ma con applicazione, tuttavia, posticipata al 1 aprile 2015, mentre per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data - continua la Coldiretti - rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. Ad oggi, quindi, in Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d'obbligo  indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l'obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta - precisa la Coldiretti -  resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. All’inizio della legislatura peraltro – continua la Coldiretti - era stata approvata all’unanimità dal Parlamento la Legge 3 febbraio 2011 , n.4 – “Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari” che è rimasta però inapplicata perché mancano i decreti attuativi per paura delle minacce comunitarie di una procedura di infrazione. Le cose stanno però cambiando e saranno finalmente resi pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare, dopo le proteste degli agricoltori sul Brennero e le molteplici iniziative di mobilitazione messe in campo da Coldiretti al fine di contrastare le aggressioni al Made in Italy conseguenti alla lavorazione nel nostro Paese di prodotti alimentari oggetto di importazione o di scambio intracomunitario e la successiva messa in commercio come prodotti autenticamente italiani. Il Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin ha infatti accolto la richiesta presentata dal presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo di togliere il “segreto di Stato” sui dati inerenti agli scambi per sostenere la ripresa economica in una situazione in cui contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori ed a danno delle aziende agricole.

I CIBI CON L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI

Cibi con l'indicazione
di provenienza
 
E quelli senza
 
Carne di pollo e derivati
 
Pasta
 
Carne bovina
 
Carne di maiale e salumi
 
Frutta e verdura fresche
 
Carne di coniglio
 
Uova
 
Frutta e verdura trasformata
 
Miele
 
Derivati del pomodoro diversi da passata
 
Passata di pomodoro
 
Formaggi
 
Latte fresco
 
Derivati dei cereali (pane, pasta)
 
Pesce
 
Carne di pecora e agnello
 
Extravergine di oliva
 
Latte a lunga conservazione
Concentrato di pomodoro e sughi pronti
 

Fonte: Elaborazioni Coldiretti

 

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